La sessualità è un aspetto fondamentale e complesso del comportamento umano. Complesso perché riguarda da un lato gli atti finalizzati alla riproduzione della specie e dall’altra la ricerca del piacere. Non che le due cose debbano essere disgiunte, ma un aspetto prioritario è la definizione dell’appartenenza ad uno dei generi: maschile e femminile. Ma è proprio vero che i generi sono 2 e proprio così netti?
Facciamo un po’ di chiarezza: se partiamo dall’inizio, tutti nasciamo con una propria identità sessuale, cioè nasciamo maschietti o femminucce, da lì in poi le cose si complicano!
Si perché ciò che siamo geneticamente può non corrispondere all’identità di genere cioè il genere in cui una persona si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso da queste due polarità). Da qui arriviamo al ruolo di genere cioè l’insieme dei comportamenti, agiti all’interno delle relazioni con gli altri (ex. ai maschi piacciono le donne e le macchine; alle donne piacciono gli uomini e lo shopping). Ed infine abbiamo l’orientamento sessuale ovvero l’attrazione erotica ed affettiva di un individuo verso un altro e, quindi, definisce l’oggetto dei propri impulsi, eterosessuali, omosessuali o bisessuali. Bisogna distinguere l’orientamento, come insieme di sensazioni e preferenze, dal comportamento sessuale vero e proprio, che descrive in pratica gli atti e gli agiti sessuali rispetto il/la proprio partner o l’oggetto desiderato.
Se dovessimo fare una suddivisione per età della vita di alcune delle situazioni più comuni con cui noi come Terapeuti ci troviamo a lavorare avremmo: i genitori che si rivolgono a noi perché preoccupati del ruolo di genere dei propri figli (per esempio, mio figlio gioca con le bambole e sta sempre con le bambine). Genitori preoccupati perché i figli adolescenti fanno “esperimenti” con i comportamenti sessuali. Adolescenti o giovani adulti che vengono in terapia perché fanno fatica a definire o accettare la propria identità di genere (ad esempio: “Sono geneticamente maschio, am mi sono da sempre sentita femmina), o alle prese con comportamenti sessuali che faticano a classificare (ex. “Ero alla festa con la mia ragazza, ma bevendo un po’ mi sono trovato a baciare un uomo…”). Adulti che scoprono “da grandi” avere orientamenti sessuali diversi da quelli che pensavano di avere oppure persone che si sperimentano in comportamenti sessuali nuovi (ex. “Ho tradito mia moglie con un trans e ho messo in discussione la mia mascolinità”), etc..
E quindi è ancora tutto così netto e definito? Per non parlare dell’ambito delle fantasie e dei desideri sessuali, ma quello è un’altro discorso 😉
L’ottica è quella di trovare per ognuno il proprio vestito, che può cambiare a seconda del momento di vita. Guardare a sé con consapevolezza per scegliere quello che più si addice, imparando a guardarsi con amore e rispettando le unicità di ognuno.
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