Le ossessioni sono una catena di pensieri intrusivi, insistenti ed incontrollabili, il cui contenuto genera ansia ed angoscia che porta a rimuginazioni.
Alcune delle ossessioni più comuni sono:
– e se facessi del male a qualcuno?
– e se mi buttassi dalla finestra/sotto il treno e la facessi finita?
– lo/la amo? E se mi tradisce? E se poi mi lascia?
– mi sarò preso una malattia? (in particolare malattie spaventose come l’AIDS/HIV, la SLA, ecc.)
– sono gay? Penso continuativamente ad avere rapporti di quel tipo / in quel modo / con quella persona.
– sono brutto/a? Se non è tutto in ordine andrà di male in peggio!
– e se facessi qualcosa di sconveniente davanti a tutti?
– ho chiuso il gas/le finestre/la porta/la macchina?
– devo lavarmi perché mi sento sporco. Se tocco quella cosa potrei infettarmi e starei male.
I pensieri sopra citati sono pensieri comuni, che tendono però ad assumere un’importanza enorme, ed il tentativo di gestirli attraverso il controllo, oppure attraverso l’azione (detta compulsione), rendono la vita “un inferno” a chi le ha e spesso, a chi gli sta accanto.
Cosa si può fare per gestire meglio le ossessioni? Qui sotto troverete 3 punti chiave per affrontarle:
- I pensieri sono solo pensieri: per quanto possano essere intrusivi, fastidiosi, sgradevoli oppure ossessivi i pensieri sono e rimangono solo pensieri. Vi chiediamo di chiudere gli occhi ed immaginatevi su di una spiaggia al tramonto, con la brezza gentile del mare che vi accarezza, lasciatevi crogiolare qualche istante da questo pensiero… Ora aprite gli occhi e sorpresa, per quanto sarebbe bello essere li, quello era solo (purtroppo) un pensiero!
- Non dobbiamo per forza seguire quel che ci dicono i nostri pensieri: un esempio di quanto detto è presto fatto, provate infatti di alzarvi, andare verso il muro e quando siete di fronte ad esso, tirare una testata alla parete.
Sono pressoché sicuro che non lo avete fatto! Quindi siete perfettamente in grado di distinguere se dare / o se non dare, retta ai vostri pensieri.
- Scegliamo le priorità: quando ci alleniamo a riconoscere che i pensieri sono solo pensieri e che non dobbiamo per forza fare ciò che ci dicono, allora diventa importante darsi delle priorità. Quando cioè accettiamo di non avere una testa infallibile (ovvero che ogni tanto si impunta sui pensieri), e ci esercitiamo a trovare le priorità di quel momento, allora diventa possibile scegliere se sia più importante stare in compagnia delle ossessioni o fare qualcosa di meglio per noi e/o per chi ci sta attorno.
Quanto scritto sopra sono solo alcuni spunti di riflessione che non sostituiscono l’eventuale sostegno professionale. La Terapia Cognitivo Comportamentale di 3^ Generazione che utilizziamo è uno degli approcci più efficaci in questi casi e non esitate a contattarci se avete dubbi o domande.
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